L’articolo 2 della “Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori” ci ricorda l’importanza per i figli e quindi il loro diritto a continuare ad essere figli e a vivere la loro età.
È una disposizione che si rivolge non solo ai genitori, ma anche a tutti coloro che, a vario titolo, intervengono nel delicato contesto della separazione.
Ai genitori si ricorda il ruolo fondamentale da essi esercitato: nonostante le difficoltà e incertezze del momento, è essenziale che non perdano la centralità dei figli e il senso della genitorialità.
Ciò non significa pretendere la perfezione da loro, ma sottolineare che, per quanto complesso il momento, non può mai essere il figlio a doversi fare carico delle fragilità dell’adulto.
Il genitore non può cercare nel figlio un confidente o una fonte di conferma alle proprie insicurezze, poiché il minore non ha né la maturità né il dovere di sostenere il peso emotivo dell’adulto.
I genitori hanno il diritto a ottenere un supporto adeguato, ma questo va ricercato altrove, ad esempio in figure professionali adibite al sostegno psicologico o anche in un percorso di mediazione familiare, il quale permette di affrontare la separazione in un contesto protetto che aiuta a gestire le proprie difficoltà.
Tale disposizione, tuttavia, non parla solo agli adulti, ma parla anche ai figli. Ricorda loro che non devono sentirsi responsabili del benessere emotivo dei genitori, né costretti a manifestare il proprio affetto in funzione della loro vulnerabilità.
Il compito del figlio è vivere la propria età, esprimere i propri sentimenti in modo libero e spontaneo, senza il timore di dover colmare vuoti o rassicurare gli adulti.
Infine, l’articolo 2 è un richiamo anche per i professionisti coinvolti nelle separazioni: avvocati, giudici, mediatori familiari.
È un principio guida che impone di considerare il benessere del minore come priorità, affinché il percorso della separazione possa essere affrontato con consapevolezza e responsabilità, senza che i figli ne diventino vittime emotive.
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